Erodoto (Alicarnasso 484 ca a.C. Turi 420 ca a.C.) è
universalmente noto per la sua opera, "Le Storie".
"Le Storie" si dividono in nove libri, ai quali gli Alessandrini
hanno attribuito il nome delle nove Muse. Erodoto vi racconta la nascita,
lo sviluppo della potenza persiana, la cronaca del conflitto tra
l’Oriente e la Grecia e la sconfitta dell’Impero Persiano.
Erodoto parla delle Amazzoni nel IV Libro (110-117):
"Riguardo ai Sauromati, ecco cosa si racconta.
Nel tempo in cui i Greci combatterono con le Amazzoni allora,
si racconta, i Greci, usciti vincitori nella battaglia al Termodonte, presero
il mare conducendo con sé tutte le Amazzoni che poterono prendere
vive; ma quelle, quando furono in alto mare, assalirono gli uomini e li
sterminarono.
Non avendo pratica di navi e non sapendo usare né timone
né vele, né remi; vennero portate in balia delle onde e del
vento.
Giungono infine a Cremni, sulla palude Meotide: Cremni fa parte
del paese degli Sciiti liberi. Qui sbarcate, si avviarono verso il paese
abitato; imbattutesi, in una mandria di cavalli, se ne si impadronirono,
e, montate in groppa, diedero a razziare le proprietà’ degli Sciiti
.
Gli Sciiti non sapevano spiegarsi l’accaduto non conoscendo né
lingua, né costume, né razza delle Amazzoni, ma si domandavano
stupiti donde mai fossero venute fuori. Pensavano che fossero uomini, tutti
della stessa età’ e ingaggiarono una battaglia contro di loro; ma
dopo lo scontro, essendosi impadroniti dei cadaveri, vennero a conoscere
che erano donne.
Allora essi decisero di non ucciderne più, in nessun modo;
e di mandare, invece, verso di quelle i più giovani tra loro, in
numero uguale a quello che essi congetturarono fosse il numero delle donne.
Questi giovani dovevano accamparsi vicino ad esse e fare quello che anche
esse avrebbero fatto: se davano loro la caccia, dovevano fuggire senza
combattere; ma quando quelle cessavano l’inseguimento, dovevano tornare
di nuovo ad accamparsi loro vicino.
Questa la tattica che adottarono gli Sciiti perché volevano
aver figli dalle Amazzoni.
I giovani, inviati sul posto, si attenevano alle istruzioni ricevute.
Quando le Amazzoni si convinsero che quelli erano venuti con
l’intenzione di non fare loro alcun male, li lasciarono in pace: intanto
gli attendamenti ogni giorno più si accostavano l’uno all’altro.
I giovani, come del resto le Amazzoni, non avevano niente altro
che le armi ed i cavalli; ma vivevano la stessa loro vita, dandosi alla
caccia e alla preda.
Verso mezzogiorno, le Amazzoni sollevano fare così: si
disperdevano qua e là, ad una o a due, allontanandosi poi l’una
dall’altra per soddisfare ai loro bisogni.
Quando l’ebbero notato, anche gli Sciiti facevano altrettanto.
E qualcuno riuscì a imbattersi con una di esse isolata:
l’amazzone non lo respinse, ma gli permise di intrattenersi con lei. E
siccome non poteva parlargli (dato che non si comprendevano l’un l’altro),
con i cenni delle mani gli fece capire che il giorno dopo venisse allo
stesso luogo e vi conducesse un altro, che anch'essa avrebbe condotto una
compagna.
Il giovane raccontò agli altri l’avventura: il giorno
dopo si recò in persona al luogo fissato, conducendo con sé
un compagno, e vi trovò l’amazzone che l’aspettava con una compagna.
Gli altri giovani, informati della cosa, cercarono essi pure
di ammansire le restanti amazzoni.
In seguito, fatto un unico accampamento, vivevano insieme, avendo
ciascuno come donna quella con cui per primo si era unito.
Gli uomini non riuscivano a imparare la lingua delle donne, ma
le donne seppero comprendere quella degli uomini.
Quando, dunque, si intesero fra loro, gli uomini dissero loro:
"Noi abbiamo dei genitori, abbiamo dei beni: or dunque, non prolunghiamo
più oltre un tale sistema di vita, ritorniamo a vivere tra il nostro
popolo".
Ma a questa proposta esse risposero così: "Noi non potremmo
vivere insieme con le vostre donne poiché non abbiamo le stesse
consuetudini, noi e loro. Noi sappiamo tendere l’arco, scagliare giavellotti
e montare a cavallo; non abbiamo mai imparato i lavori femminili; le vostre
donne nulla fanno di quanto abbiamo ricordato, ma si occupano di lavori
femminili standosene sui loro carri; non vanno a caccia, non vanno in alcun
luogo. Non potremmo, quindi, andare d’accordo. Ma se volete averci come
mogli ed essere reputati uomini quanto mai giusti, recandovi dai vostri
genitori, fatevi dare la parte dei beni che vi aspetta; poi, ritornati
da noi, abitiamo per nostro conto".
Quando i giovani, ottenuta la parte dei beni che loro spettava,
ritornarono di nuovo presso le Amazzoni, esse tennero loro questo discorso:
"Noi siamo preoccupate, abbiamo paura all’idea di dover vivere in questo
luogo, prima di tutto perché vi abbiamo separato dai vostri padri
e perché abbiamo arrecato dei gravi danni al vostro paese. Ma poiché
ritenete cosa buona averci per mogli, fate con noi così: suvvia
allontaniamoci da questo paese e, attraversato il fiume Tanai, fissiamo
al di là la nostra dimora". Oltrepassato, quindi, il Tanai, camminarono
per tre giorni verso levante, a partire da questo fiume; e per tre giorni
dalla palude Meotide camminarono in direzione del vento Borea. Arrivati
nella località dove, al presente, sono stanziati ivi si fermarono
ad abitare.
E da allora le donne dei Sauromati vivono secondo l’antico costume,
andando a caccia a cavallo, andando alla guerra e portando le stesse vesti
degli uomini.
I Sauromati parlano la lingua sciitica; ma, fin dall’origine,
piuttosto scorrettamente poiché le Amazzoni non l’avevano imparata
alla perfezione. Riguardo alle nozze, c’è presso di loro questo
costume: nessuna fanciulla va sposa se prima non abbia ucciso un nemico;
vi sono di quelle che muoiono vecchie prima di essere maritate, perché
non sono in grado di soddisfare questa legge".